Dalla Albano & Macario al Laboratorio Janni: il ciclo vetrario di Terrazza Solferino a Torino, dal Liberty all'Art Deco

 

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Marco Albera, vice-presidente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e del Circolo degli Artisti di Torino

I cicli di vetrate che diversi laboratori torinesi ebbero a realizzare, verosimilmente negli anni 1920 e 1930, per l’alloggio che è attualmente il Centro Servizi Terrazza Solferino a Torino, rappresentano un capitolo importante di una produzione, che va a sua volta inquadrata sia nella tradizione piemontese dell’arte del vetro, sia nel contesto specifico del Liberty e dell’Art Deco torinese.

L’arte piemontese del vetro risale al tardo Medioevo, con un momento di particolare fioritura agli inizi dell’epoca moderna. Al riguardo, è significativo notare che di uno dei cicli considerati più importanti, quello che risale al 1510 ed era originariamente posto nella Chiesa di San Pietro a Pianezza, si conservano due vetrate, oggi al Museo Civico d’Arte Antica di Torino, entrambe oggetto di un restauro che fu affidato negli anni 1934-1935 proprio al Laboratorio Janni, uno di quelli che lavorarono a Terrazza Solferino, a testimonianza di un’ideale continuità fra due epoche auree dell’arte del vetro in Piemonte. Le due vetrate superstiti, oggetto del restauro Janni, raffigurano rispettivamente San Pietro e il donatore delle vetrate stesse, Pietro Barutelli di Grugliasco, e Sant’Antonio Abate, accanto al quale è effigiato, sempre inginocchiato, il generoso donatore (fig. 1 e 2).

Il ciclo di Pianezza costituisce peraltro uno degli ultimi grandi momenti dell’arte vetraria in Piemonte. Non solo nella Regione, ma in tutta Europa, anche in conseguenza delle critiche della Riforma protestante e di una parte della Riforma cattolica, l’arte del vetro decade. Si riprenderà solo nel tardo Ottocento, un periodo in cui si lotta per far perdere alle arti cosiddette minori (gioielli, ceramiche, tessuti e appunto vetro) ogni complesso di inferiorità nei confronti delle loro sorelle maggiori. Rinasce così il vetro artistico, nell’epoca caratterizzata da un fiorire di forme naturalistiche e floreali che si declina come Liberty nei paesi di lingua inglese (ma anche in Italia e in particolare a Milano), come Art Nouveau in Francia e in Belgio, come Jugendstil in Austria e in Germania. Nomi come quelli di Émile Gallé (1846-1904), il maestro vetraio per eccellenza dell’Art Nouveau, e di Louis Comfort Tiffany (1848-1933) negli Stati Uniti, sono sufficienti già di per sé a evocare un’epoca in cui l’arte del vetro, e in particolare dei vetri cattedrale, gioca un ruolo cruciale nel definire tutto uno stile.

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Torino rivaleggia con Milano come capitale italiana del Liberty, specialmente dopo che a Torino nel 1899 è fondata quella che è per qualche decennio la più prestigiosa vetreria italiana, la Albano & Macario. Proprio alla Albano & Macario si devono certamente i vetri del salone dell’attuale Terrazza Solferino (cfr, fig. 3), tipica espressione del Liberty torinese, e molto probabilmente – anche in assenza di firma, lo stile è simile a molte produzioni dello storico Laboratorio, né vi erano a Torino altre vetrerie in grado di produrre un’opera di simile impegno – una delle due opere più importanti dell’alloggio: una composizione naturalistica tipicamente Liberty che alterna diversi tipi di vetro con preziosi lavori di intarsio e di pittura (fig. 4).

Dopo la Prima guerra mondiale si manifesta una reazione, che in alcuni paesi era già cominciata precedentemente, contro gli idilli floreali e le forme eccessivamente celebrative del Liberty – messe in crisi da un conflitto che aveva scosso molte visioni del mondo ottimistiche –, sostituite da un’ispirazione classica, da linee più sobrie, da una scelta di materiali più semplici accompagnata da una lavorazione accurata e attenta al dettaglio. La produzione è limitata, spesso risolta nel pezzo unico (in contrapposizione ai primi tentativi di riproduzione industriale del Liberty).  Si realizza così il passaggio dal Liberty all’Art Deco, la cui epoca d’oro si fa iniziare normalmente dalla Esposizione internazionale delle arti decorative ed industriali moderne, tenuta a Parigi dall’aprile all’ottobre 1925, e terminare con la Seconda guerra mondiale.

Con il decadere del gusto Liberty e il passaggio all’Art Deco, dalla Albano & Macario si staccano i creatori di maggiore talento, che aprono nuovi laboratori propri, tra i quali emergono nel 1920 il Laboratorio Abrate e nel 1923 il Laboratorio Janni, di cui sono contitolari un artista che si era accostato all’Art Nouveau nascente in Francia e Claudio Viale, che era stato il pittore di maggior prestigio della Albano & Macario.

La preferenza per il pezzo unico, e la riluttanza a lanciarsi nella produzione seriale su scala industriale che René Lalique (1860-1945) stava lanciando in Francia, apparentemente portando l’Art Deco al suo trionfo ma in realtà – come molti hanno notato – preparandone la fine, fanno sì che il Laboratorio Janni accetti un numero di commesse limitato: alloggi di grande prestigio, restauri, pochi palazzi e chiese.

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Un esame stilistico di quanto rimane – non tutto, purtroppo – del ciclo Janni nelle prime stanze dell’attuale Terrazza Solferino (cfr. fig. 5) lo fa identificare come coevo, o più probabilmente di pochi anni precedente, a quello che è considerato il capolavoro del laboratorio torinese e del sodalizio Janni-Viale: il ciclo del 1940 dedicato al Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa del Sacro Cuore degli Oblati di Maria Vergine in Pinerolo, dove riposano le spoglie del venerabile Pio Brunone Lanteri (1759-1830). Poco dopo, anche in Piemonte, le vicende belliche e l’avanzare inesorabile della produzione industriale alla Lalique porteranno anche il Laboratorio Janni a dover chiudere i battenti: tuttavia un allievo di talento, Paolino Rocca, ne continuerà la tradizione con la ditta che ancora oggi porta il suo nome.

La linea tipica dell’Art Deco emerge nelle vetrate di Terrazza Solferino, e in particolare in quella dell’attuale ingresso – opera che emerge fra le più importanti dell’intera produzione Janni (fig. 6) – in tutta la sua nitida ricchezza. Si tratta di quella “linea chiara” che celebra all’epoca i suoi trionfi in Belgio, e cui si ispira dichiaratamente anche la scuola belga di arti grafiche raccolta intorno a Hergé (Georges Rémi, 1907-1983), il creatore del personaggio di Tintin, che proprio attraverso il nitore della linea darà un contributo decisivo a far passare un’altra arte minore, quella del disegno illustrato per i bambini e del fumetto, nel novero delle arti studiate  seriamente come maggiori.

Solo alcuni dei vetri originali del ciclo Liberty Albano & Macario e del ciclo Art Deco del Laboratorio Janni si sono conservati nell’attuale Terrazza Solferino. Restaurati con amore (da Paolo Bottega e dalla moglie, della vetreria Arte Vetro) e integrati da altri che ne rispettano per quanto possibile lo stile, essi danno un’idea del periodo di massimo splendore dell’arte vetraria a Torino, e sono oggi di nuovo dove i loro creatori li avevano voluti: in un ambiente elegante e raffinato, al servizio della cultura.